God Of War Collection : Volume II | Recensione

 

Di tutte le esclusive Sony proposte in questi anni, la saga di God Of War è senz’altro una di quelle che maggiormente sono entrate nel cuore dei videogiocatori.
La cruenza dell’azione di gioco e la spettacolarità conferita da una spiccata ispirazione alla mitologia ellenica, hanno fatto di Kratos un beniamino indiscusso in campo videoludico : è diventato un vero punto irremovibile da quando uscì la sua prima avventura su PS2. Da allora si è conclusa la trilogia ufficiale e sono usciti due spin-off in esclusiva per PSP. Esclusiva che ha cessato di esistere in quanto, il 14 settembre, è stato rilasciato su PS3 un bundle comprendente i due titoli sopracitati in un unico blu ray disc : stiamo parlando della God Of War Collection : Volume II e questa è la nostra recensione.

L’iracondo spartano




Come detto poco sopra, questo titolo non è altro che la trasposizione su PS3 dei due God Of War usciti su PSP : il Chains Of Olympus e il Ghost of Sparta. Andiamo quindi ad analizzare le trame dei due capitoli separatamente.
Tutti quanti sappiamo che le vicende dell’iracondo Kratos iniziano in seguito al tradimento subito da parte degli dei, fatto che scatena la sua ira funesta e che fa scaturire in lui un forte desiderio di vendetta.
La narrazione di Chain of Olympus si inserisce precedentemente al primo God of War costituendo così una sorta di prequel. Dopo essere stato indotto da Ares ad uccidere la moglie e la figlia, Kratos entra in un periodo buio e assalito dai fantasmi delle proprie azioni passate. Egli decide così di servire gli dei, i quali con false promesse di redenzione lo sfruttano come mercenario per i loro capricci.
Armato delle spade del caos forgiate dalla sua nemesi Ares ed accecato dall’ira, Kratos inizia il suo viaggio nella speranza di attenuare i sensi di colpa che lo pervadono.

Per quanto concerne invece Ghost of Sparta le vicende prendono luogo dopo la fine del primo capitolo della saga ma prima del secondo. Kratos ha appena sconfitto Ares ed ha assunto così il suo ruolo di dio della guerra : tuttavia i tormenti che affliggevano il “fantasma di Sparta” non accennano ad attenuarsi.
A questi incubi vanno ad aggiungersi delle sempre più insistenti visioni sulla madre e sul fratello, entrambi deceduti. Nonostante ciò sembra che egli possa ancora dire la sua : in particolar modo Kratos compirà un lungo viaggio alla ricerca del fratello Deimos, rapito dagli dei quando i due erano ancora bambini.

Sebbene questi due titoli siano stati sviluppati su una console portatile, non va commesso l’errore di considerarli dei semplici spin-off. Le trame analizzate in questi titoli non influiscono sulla linea narrativa della trilogia principale però vanno ad approfondire alcuni aspetti molto importanti per conoscere il personaggio di Kratos nella sua interezza morale.

 

Kratos che vince non si cambia

Per ciò che concerne il gameplay c’è ben poco da dire : le meccaniche che hanno reso famosi i titoli su PS2 sono state riproposte in maniera più che fedele anche su PSP.
Ovviamente il genere d’appartenenza è l’action (sfido chiunque a non sapere questa nozione xD) dalle forti tinte epiche e macabre per cruenza del protagonista.
L’unico difetto che affliggeva i titoli su PSP e che è stato risolto nell’occasione della collection, era la mancanza del secondo analogico. Questo aspetto è stato probabilmente l’unico punto debole per quanto riguarda questi due videogiochi : l’assenza dell’analogico destro, solitamente adibito alla schivata, ha creato non pochi problemi all’utenza PSP poichè i comandi sono stati variati per l’occorrenza.
Invece nella versione PS3 questo lieve difetto è stato risolto e il gameplay ottimizzato al meglio.

Oltre alle caratteristiche ed impegnative fasi action abbiamo poi delle sezioni platform, per la verità non impegnative quanto quelle dei primi due God Of War, e delle fasi puzzle. Anche a proposito di queste sezioni c’è da dire che sono leggermente sottotono rispetto alle controparti su PS2/PS3, sebbene anche quest’ultime non siano nulla di estremamente macchiavellico.
Ultimo appunto va in riferimento alla longevità : purtroppo entrambi i titoli soffrono di una longevità non ai massimi livelli in quanto in circa 6-7 ore si possono tranquillamente portare a termine.


Il dio della guerra…in HD

Quando questa collection fu presentata all’E3 di quest’anno nessuno sapeva cosa aspettarsi poichè sembrava improponibile una conversione credibile da console portatile a console fissa. Tuttavia il lavoro di adattamento è stato notevole in quanto la realizzazione stilistica dei due titoli è stata esaltata ai massimi livelli. In particolar modo per quanto riguarda Ghost of Sparta l’impatto grafico è notevole, ancora meglio di quanto avevamo potuto ammirare sullo schermo della PSP. Discorso leggermente diverso va fatto invece per Chains of Olympus perchè nonostante la notevole pulizia grafica apportata, sono comunque abbastanza evidenti i segni di un gioco dalle potenzialità ormai superate.
In generale va comunque riconosciuto che il restyle grafico su questi due giochi è notevole ed il risultato finale va ben oltre le più rosee aspettative e che l’alta definizione da nuova linfa vitale a due titoli di indiscussa fattura.

C’è inoltre da apprezzare la fluidità delle animazioni che da sempre sono un punto fisso di elogio per quanto riguarda la saga di God Of War. Il frame rate di ambo i giochi resta costantemente sui 60 frame al secondo anche nelle fasi d’azione più concitata, il che conferisce ad entrambi i titoli una dinamicità che è un piacere per gli occhi.
Anche in campo sonoro è stato fatto un lavoro encomiabile : storicamente le colonne sonore dei giochi di questa saga sono particolarmente epiche e risonanti, però trasporre su schermo un audio pensato e strutturato per essere riprodotto da una console portatile non è cosa da poco.
Il porting su PS3 ha inoltre introdotto il supporto al 3D stereoscopico e ai trofei che analizzeremo in seguito.

 

A scuola di mitologia

Uno degli aspetti che ha reso celebre la saga di God Of War, e di conseguenza anche Chains Of Olympus e Ghost Of Sparta, è il modo intelligente e scrupoloso con cui viene trattato un argomento di per sè ostico come la mitologia greca. Ogni personaggio, ogni ambientazione, ogni evento fa strettamente riferimento alle gesta narrate dai grandi scrittori dell’antica Grecia ed è proprio su essi che le vicende narrate prendono forma.
Per quanto tutto questo possa essere affascinante tuttavia si porta dietro una pesantezza culturale non sostenibile da tutte le fasce di utenti : nonostante ciò al videogiocatore non capiterà mai di sentirsi oppresso da queste citazioni, ma anzi il senso di curiosità e di fascino per delle tematiche altrimenti lontane dalla propria realtà è molto forte. A maggior ragione chi invece ha confidenza con la materia troverà numerosi spunti di riflessione.
Il tutto è stato inoltre sapientemente contorniato da un alone di esagerazione e violenza, talvolta quasi macchiavellico. E’ sufficiente affrontare un qualsiasi boss o divinità di un un capitolo a caso di questa saga per rendersi conto di quale maestria stia alla base di questi titoli.
D’altra parte il titolo di re degli action non si conquista certo a caso.

 

Trofei che passione

Così come accadde per la prima God Of War Collection, anche in questo secondo volume è stato implementato il sistema dei trofei. Entrambi i giochi possiedono 37 trofei, comprensivi di platino, e sostanzialmente restano perfettamente in linea con quanto visto negli altri capitoli di questa saga.
Vi saranno i soliti trofei basati sulle fasi cruciali della storia, i trofei legati a determinate azioni e quelli riguardanti la raccolta dei collezionabili. In linea di massima sono comunque due platini facili da ottenere proprio come gli altri God Of War.
Quindi oltre ad essere un acquisto obbligato per i motivi sopra citati è anche un valido acquisto per tutti gli amanti dei trofei e delle sfide.