Uncharted: L’abisso d’oro | Recensione

Il 22 febbraio, come tutti sappiamo, è stato il D1 della nuova arrivata di casa Sony, la Play Station Vita. Chi ha deciso di acquistare la console al lancio l’avrà senz’altro fatto in combo con la prima vera killer application dedicata a questa piattaforma : Uncharted l’abisso d’oro.
Riuscirà questo titolo a mantenere le aspettative e a restare in linea con quanto visto su PS3 ?
Scopritelo leggendo la nostra recensione.

Alla ricerca dell’oro perduto


Facciamo subito una piccola premessa.
Stiamo parlando di nuovo capitolo della saga di Uncharted a tutti gli effetti, tuttavia l’abisso d’oro non è stato sviluppato dai Naughty Dog bensì dal Bend Studio (team celebre per aver sviluppato la saga di Syphon Filter e che è al lavoro su Resistance Burning Skies che uscirà in esclusiva su PS Vita).
Nonostante il team di sviluppo non sia quello che ha dato origine alle gesta del buon Nate, siamo comunque di fronte ad un titolo che merita gran rispetto sia sotto il punto di vista narrativo che da quello puramente tecnico..ma andiamo con ordine.

La storia di questo nuovo Uncharted funge da prequel all’intera saga, difatti gli avvenimenti narrati in questo titolo prendono luogo prima delle avventure di Drake’s Fortune.
In questa occasione Drake viene reclutato da una sua vecchia conoscenza (un certo Jason Dante) per aiutarlo ad indagare sull’antica popolazione dei Qvirani, i quali si narra avessero eretto le Sete Cidades, ovvero le sette città d’oro. Quindi il nostro protagonista si metterà in viaggio per raggiungere il centro America ed aiutare il suo caro “amico”. Giunto a destinazione si rende però conto che non è l’unico a cercare questa immensa fortuna, difatti ben presto faremo la conoscenza di Chase, il nuovo volto femminile di questa avventura.
Anche Chase è sulle tracce delle Sete Cidades, non per questioni di gloria e ricchezza, bensì per ritrovare suo nonno misteriosamente scomparso durante le ricerche di queste sette città d’oro. Tra Nate e Chase ci sarà sin da subito un’intesa particolare che li porterà a collaborare…ma poteva filare tutto liscio ?
Ovviamente ecco spuntare dal nulla il cattivo di turno, un certo generale Guerro, che ricopre il ruolo del classico nemico ambizioso e con le smanie di conquista del mondo. Questo sfortunato intreccio porterà Nate ad esplorare giungle, scovare templi nascosti in mezzo ad una pioggia di proiettili..ma non aggiungiamo altro per non rovinarvi la trama.

Un Nate pieno di …Vita

Sin dalle primissime fasi di gioco possiamo renderci conto dell’encomiabile lavoro svolto sull’abisso d’oro. Quella magia e quel trasporto che da sempre sono un punto forte della saga di Uncharted sono presenti più che mai anche in questo spin-off. Se volessimo essere proprio puntigliosi dovremmo dire che i livelli di pathos e coinvolgimento raggiunti nel secondo e terzo capitolo non si raggiungono quasi mai. Tuttavia parlando di un titolo dedicato ad una console portatile ed essendo uscito al lancio di una neonata console, ci sentiamo di giustificare questo fatto…senza dimenticare che, come citato sopra, non ci sono i Naughty Dog dietro questo gioco (e non è cosa di poco conto).
Il gioco ci propone la classica avventura action in terza persona che risulta una mistura di fasi platform, sparatorie e sezioni puzzle.
Per quanto riguarda le fasi platform sono rimaste sostanzialmente invariate : tuttavia l’implementazione del touchscreen frontale e posteriore le hanno rese più complete. Basterà far scorrere il dito sugli appigli e Drake compirà automaticamente gli spostamenti desiderati. Stessa cosa vale per le arrampicate sulle corde difatti, mimando il gesto sul retro touch, Nate potrà salire o scendere, anche se in questa occasione però risultano molto più efficaci i controlli classici. Il gioco fa largo uso oltre che dei due touch screen anche del sistema di oscilloscopio : alcuni esempi li abbiamo nel dondolamento sulle liane, nelle fasi di equilibrio sulle travi e anche nelle stesse fasi platform.

Parlando invece delle fasi action notiamo subito quanto il Bend Studio abbia cercato di portare a sfruttare al massimo le nuove features messe a disposizione da PS Vita. Possiamo ovviamente affrontare queste sezioni con i classici controlli ma l’implementazione del touchscreen e dei sensori di movimento ci offrono quel qualcosa in più che serve a rinfrescare il tutto.

L’unica pecca (che però finchè non ci si prende la mano risulta fastidiosa) è che a tratti classicità e innovazione si scontrano malamente dando vita a spiacevoli situazioni. Un esempio lampante ne è la mira che è affidata agli stick analogici ma al contempo anche al sistema oscilloscopico della console. Risultato ? Spesso (soprattutto all’inizio) vi ritroverete a prendere la mira per seccare un nemico ma con un minimo spostamento della mano potreste mandare all’aria tutto quanto. Il caricamento dell’arma è affidato al touch, toccando l’icona in alto a sinistra, così come il raccoglimento di armi e collezionabili sparsi per i vari capitoli.
Proprio a proposito dei collezionabili va fatto un discorso a parte. Tutti coloro che hanno goduto della trilogia di Uncharted su PS3 sapranno che sono sempre stati presenti i classici 101 tesori da reperire all’interno del gioco. In questo nuovo capitolo dovremmo aguzzare molto di più la vista poichè gli oggetti disseminati lungo i 34 capitoli che compongono l’avventura saranno ben più numerosi. Giusto per farvi capire di cosa si tratta vi propongo un riassunto schematico :

– 138 misteri (comprensivi di oggetti da recuperare, fotografie da scattare e ricalchi da effettuare con il carboncino)
– 40 turchesi con glifo
– 30 giade incise
– 11 miniature di animali
– 15 statuette di divinità minori

Viene da sè che portare il gioco al 100 % di completamento sarà ben più complicato che nelle passate occasioni…il che è un bene siccome al momento c’è molto poco da giocare su PS Vita.
E non è finita qua perchè a random, dopo l’uccisione dei nemici, verranno rilasciati dei preziosi, anch’essi collezionabili. Tra monete d’oro, d’argento, gemme e carte avremo qualcosa come 141 oggetti da reperire. Questi oggetti saranno inoltre scambiabili al Mercato Nero, ovvero un’interessante sezione che permette di scambiare i propri oggetti con altri utenti appoggiandosi a Near.

Una PS3 tra le mani


Il titolo di questo paragrafo potrebbe tranquillamente parlare da solo senza che aggiunga altro. Appena avviato il gioco l’impatto visivo è da balzare sulla sedia poichè siamo di fronte ad un livello tecnico-grafico superiore a quanto visto in Drake’s Fortune. Ad ogni cambio di telecamera il gioco ci propone degli scorci di paesaggio con una cura nel dettaglio impressionante : dall’abisso d’oro tutti quanti noi avevamo riposto grandi speranze ma oggettivamente credo che in pochi si sarebbero aspettati un risultato di tale fattura.
Superato il primo impatto va comunque detto che il titolo non è esente da difetti grafici, difatti saranno numerosi il cali frame rate durante le fasi più concitate di gioco e spesso dovremo fare i conti con dei fastidiosi problemi di aliasing. Nulla che però vada ad intaccare in maniera decisa il livello generale del gioco.
Anche per quanto riguarda il comparto audio non c’è niente da dire : i doppiatori sono rimasti gli stessi della serie e la qualità dei dialoghi è sempre da premio oscar come di consueto. L’unico consiglio è quello di giocare all’abisso d’oro muniti di cuffie poichè le casse di PS Vita non rendono particolare giustizia al sonoro a causa di un volume settato troppo basso.
Il fatto che sembra di possedere una PS3 nel palmo della mano si ripercuote ovviamente sul consumo di batteria, che nella migliore delle aspettative raggiungerà le 5 ore di solo gioco. Questo potrebbe minare leggermente la portatilità del gioco ma tuttavia è giustificato da quanto ammirato su schermo.

Trofei che passione

 Come sappiamo anche i giochi di PS Vita supportano i trofei i quali andranno ad accumularsi sullo stesso account PS3, nel caso se ne possieda uno.
In Uncharted : l’abisso d’oro dovremo ci sono 56 trofei da sbloccare per ottenere il platino. Come da tradizione della saga ci sono i classici trofei legati al completamento del gioco alle varie difficoltà, quelli legati al reperimento dei numerosissimi collezionabili, quelli legati alle uccisioni con una determinata arma e quelli sbloccabili grazie a particolari azioni.
Nel complesso siamo in linea con la difficoltà delle controparti su Play Station 3.